E' verità universalmente riconosciuta che una fan di Jane Austen desideri diventare come un'eroina dei suoi romanzi!

lunedì 25 marzo 2013

La stella di luna - Ep. 8: Un arrivo imprevisto

Episodi precedenti:

Episodio 8. Un arrivo imprevisto

Mentre versavo nel più totale stato di caos mai provato in tutta la mia vita, non mi accorsi subito che nella stanza in cui mi aveva portato la sosia di Niamh erano appena entrate altre due persone: presumibilmente i genitori della ragazza. I due mi lanciarono un'occhiata alquanto perplessa (e come dar loro torto dal momento che si erano ritrovati una sconosciuta in stato confusionale sul divano di casa!), poi la donna si rivolse in gaelico alla ragazza:
-"Réaltàn, che cosa è successo?"





A quel punto Réaltàn con un sorriso incerto, senza aprire bocca, iniziò a mimare dei sogni con le mani e nel mio stato di shock mi ci volle più di qualche secondo per realizzare che la fanciulla era muta e stava comunicando attraverso il linguaggio dei segni. Improvvisamente apparve un bicchiere d'acqua davanti al mio annebbiato campo visivo e alzando la testa mi accorsi che era il padre che, con un sorriso gentile, me lo stava porgendo; sorseggiai l'acqua con avidità nella speranza che bastasse a schiarirmi le idee. Prima di riuscire a farfugliare qualche parola di ringraziamento o una qualsiasi spiegazione circa la mia identità, la madre mi fu accanto e sorridendo (pare che l'unico della famiglia a non sorridere mai fosse Domhnall) mi mise una mano sulla spalla.
-"Come ti senti, cara?" mi chiese in inglese con aria sinceramente preoccupata.
-"Ehm..." mi schiarii la voce a fatica "... bene... sto bene... Io sono un'amica... sì... sono un'amica di Domhnall..."
A quelle parole i tre si scambiarono uno sguardo significativo, poi la donna rivolgendosi alla figlia - sempre usando l'inglese per rispetto nei miei confronti - disse: -"Réaltàn, è un'amica di tuo fratello! E' così insolito vedere una sua amica da queste parti! Dobbiamo trattarla con la massima gentilezza!" sorrise divertita.





Ero arrivata da non più di due ore e già mi sentivo a casa mia in quel luogo: i signori O'Brien si erano dimostrati da subito amichevoli con me, mostrando un calore e una simpatia che al giorno d'oggi sono difficili da vedere nei confronti di persone sconosciute; notai fin da subito che si trattava di gente semplice e alla mano, ancora legata a quei valori di solidarietà e amicizia che un tempo erano la norma tra le persone. Eravamo tutti e quattro seduti al tavolo della sala da pranzo, nel clima più familiare possibile, e non appena mi fui ripresa a sufficienza, dopo aver bevuto il tè bollente che Réaltàn mi aveva preparato, i signori O'Brien avevano iniziato a farmi qualche domanda.
-"Quindi vivi proprio a Roma città?" chiese Mr O'Brien.
-"Esattamente" risposi.
-"Noi ci siamo stati in viaggio di nozze tanti anni fa..." disse Mrs O'Brien con aria sognante, poi si rivolse di nuovo a me "... E dimmi, quella deliziosa piazzetta con il mercato..." ma non riuscì a finire la frase perché un rumore fortissimo catturò la nostra attenzione: sentimmo una porta sbattere fragorosamente e pesanti passi in avvicinamento. Dopo qualche istante comparve Domhnall. Aveva una terrificante espressione furiosa sul volto! Tutti e quattro lo guardammo con la medesima espressione perplessa... stessa espressione perplessa che ben presto assunse anche lui: dovevamo sembrare insolitamente sereni e tranquilli ai suoi occhi, certamente quel suo caratteraccio non riusciva a concepire l'altrui calma interiore.





-"Domhnall, tesoro, arrivi giusto in tempo! Guarda chi ci è venuta a trovare: la tua cara amica Ginevra! Vuoi anche tu una tazza di tè?" gli chiese la madre come se non si fosse minimamente accorta dell'aria attonita di Domhnall il Tenebroso. Ignorando la domanda, lui mi squadrò attentamente e poi, cercando con scarsi risultati di dominare la rabbia che stava di nuovo affiorando sul suo volto, ordinò alla sua famiglia di lasciarci soli. I genitori e la sorella sembravano riluttanti, evidentemente incapaci di capire le azioni del ragazzo, ma dopo un istante si alzarono tutti e tre e se ne andarono; Domhnall li lasciò sfilare e poi si affrettò a chiudere la porta della stanza alle sue spalle. Eravamo da soli e io mi sentivo maledettamente a disagio. Lo sguardo che mi lanciò in seguito mi fece rabbrividire, provai a parlare per spiegargli quello che lui evidentemente voleva sapere, ma non mi diede il tempo di aprire bocca.
-"Che cosa credevi di fare? Ti ho vista mentre rimettevi a posto le chiavi nella mia giacca! Mi ci è voluto un istante per capire quali erano le tue intenzioni, fastidiosa ficcanaso! Ti sono subito corso dietro per fermarti... ma purtroppo sono arrivato tardi: quando il battello era già partito! Per questo, per sventare qualsiasi assurdo piano ti fosse venuto in mente, sono stato costretto a prendere il battello successivo per raggiungerti!" disse tutto questo senza mai fare pause, senza mai respirare, con la più terribile delle espressioni.
-"Ascolta, so che può sembrare che io..." provai a farfugliare ma lui mi zittì con un solo sguardo.
-"Non avresti mai dovuto prenderti la libertà di ficcare il naso in casa mia! Dovrei denunciarti per questo! Chi ti ha dato il diritto d'impicciarti dei miei affari personali? Puoi rubare pezzi da museo e farla franca, ma nessuno ti dà il diritto d'invadere la privacy delle persone!" a quelle parole mi si strinse il cuore, ma lui implacabile continuò a biasimarmi "Il tuo gesto sconsiderato rischia di costare caro alla mia famiglia, soprattutto a mia sorella! Ma tanto a te, la famosa Ginevra Baroni, cosa importa?"
Le sue parole mi avevano fatto male nel profondo, in un modo che mai avrei creduto possibile. Sapevo di non aver agito per recare danno a nessuno... eppure, non potevo evitare si sentirmi mortificata: comprendevo che lui stava solo proteggendo la sua famiglia. Chinai il capo senza nemmeno provare a difendermi, ero troppo abbattuta dal suo disprezzo per poter reagire. Passarono alcuni terribili minuti di silenzio, poi lo sentii sospirare e sbirciando timidamente verso di lui mi accorsi che si era seduto: aveva l'aria di una persona giunta al limite dell'esasperazione e sembrava riflettere su qualcosa. Improvvisamente fissò lo sguardo su di me e schiarendosi la voce disse semplicemente: -"Tanto vale, a questo punto, che ti racconti tutta la storia".


Racconto a puntate ideato e scritto da Silvia e Vele Ivy

Nota delle autrici: i commenti più belli verranno pubblicati nell'ebook che creeremo per raccogliere tutta la storia!

6 commenti:

Anonimo ha detto...

eh no ragazze,ma non si interrompe la puntata così sul più bello!!!:)
holly

Vele Ivy ha detto...

Eh sì, è proprio questo il bello dei racconti a puntate!
:-D
Però consolatevi: nella prossima puntata scoprirete la storia di Réaltàn!

Silvia ha detto...

@Holly: ehehehehe, lo so!!! Ma i racconti a puntate devono lasciare sempre con il fiato sospeso, no??!!

@Vele Ivy: la prossima sarà un'altra bella puntata, infatti!!!

laura ha detto...

Ma non è che magari fate il puntatone di Pasqua?? Vi ricordo che anche in Downtown Abbey ogni tanto facevano gli special ;)
Ps se lo fate inseritene almeno 2 di puntate!

Vele Ivy ha detto...

:-)
No però ci sarà la puntatina di Pasquetta :-D
Buone feste, ragazze!

Silvia ha detto...

@laura: vedrai che la puntata di Pasquetta sarà una puntata eccezionale!!!

@Vele Ivy: ehehehehe, già!!! Buone feste a tutte!