E' verità universalmente riconosciuta che una fan di Jane Austen desideri diventare come un'eroina dei suoi romanzi!

venerdì 9 maggio 2014

200 anni di Mansfield Park



Mansfield Park è probabilmente il romanzo meno amato dai fan di Jane Austen, anche se molti critici lo considerano il romanzo più complesso e in definitiva il vero capolavoro di Zia Jane. Questo perché non si concentra "solo" su una storia d'amore, ma è una storia corale il cui intento è descrivere l'egoismo, le meschinità, le piccolezze e le miserie della società del tempo. Il tutto raccontato in maniera implacabile. Sì, anche in Orgoglio e pregiudizio e negli altri romanzi Jane racconta pregi e difetti della sua società, ma lo fa in maniera corrosiva e dissacrante e tramite il filtro dell'ironia è più facile scendere a patti con i difetti di quei personaggi (che sono pure i nostri difetti) e riderne. Ma in Mansfield Park manca questa scorciatoia: l'ironia c'è ma è più sottile e velata, perché Jane preferisce raccontare con "spietato realismo" tutte le meschinità insite nel genere umano. Sì, Mansfield Park è un racconto scomodo, perché ci obbliga a confrontarci con tutte le bassezze proprie della nostra società e a riconoscere che lo stesso egoismo, gelosia, ipocrisia e falsità di Tom Bertram, Henry Crawford, Mary Crawford, Maria, Julia e Mrs Norris sono i nostri stessi difetti. Fanny Price e Edmund non sono personaggi affascinanti, arguti, appassionanti come Elizabeth, Darcy, Emma, Wentworth, Fanny e Edmund sono personaggi incolori e forse insipidi, eppure un'eroina arguta alla Lizzy e un eroe cui cadere ai suoi piedi come Darcy avrebbero distolto l'attenzione dal reale messaggio di Jane nello scrivere Mansfield Park: il mondo non è popolato (solo) da onesti e leali innamorati ma è popolato perlopiù da individui egoisti e meschini che calpestano i sentimenti altrui senza rimorsi, che la superficialità e l'invidia imperano. E tutti dobbiamo farci i conti. Così Fanny e Edmund nella loro "ordinarietà" (niente affatto letteraria ma "reale") ci indicano che nella vita vera non saremo mai delle Lizzy o dei Darcy in un contesto idilliaco alla Pemberley, ma siamo delle Fanny e degli Edmund immersi nostro malgrado in enormi Mansfield Park e possiamo sopravviverci soltanto accettandoci per ciò che siamo, rimanendo fedeli a noi stessi. Mansfield Park per Jane è la metafora del mondo, corrotto e insensibile, ipocrita e vile, un mondo senza eroi in cui dobbiamo imparare (anche dai nostri errori) ad essere migliori ogni giorno. L'agghiacciante campionario umano di Mansfield Park serve da monito per farci essere migliori di quello che per natura umana siamo. Per questo motivo il romanzo è il meno amato di Zia Jane, per questo motivo è probabilmente il suo capolavoro. La sua natura corale serve a narrarci la diversità degli individui, i diversi difetti del cuore umano da mettere in luce. Fanny è meno protagonista rispetto alle altre eroine austeniane, così come Edmund è meno protagonista rispetto agli altri eroi austeniani: questo perché Jane ci invita a guardare alla varietà umana che li attornia e a poter comprendere la ragione per la quale dobbiamo diffidare di ciascuno di loro. La società inquietante e priva di valori presentata in Mansfield Park nella quale, tra tanti, solo due personaggi sono positivi ci ribadisce il concetto che è facile abbandonarsi alle meschinità insite nell'uomo, è facile. Però attraverso Fanny e Edmund ci consoliamo del fatto che scegliere il bene, l'onestà e la lealtà è possibile... anche se si risulta ridicoli, anche se vuol dire penare, anche se è la via più difficile. Solo alla resa dei conti ognuno otterrà i risultati dettati dalla propria condotta. Fanny e Edmund trovano equilibrio e vera felicità, gli altri solo vuoto interiore e nulla. Dunque, noi chi vogliamo essere? Ridicoli e insipidi ma onesti come Fanny e Edmund o superficiali, vuoti e quindi ammirati da una società (Mansfield Park) ipocrita e falsa come Henry, Mary, Maria e Julia? La grandezza di Mansfield Park sta nel ritratto implacabile e veritiero di una società falsa in cui nessuno è innocente o eroico, in cui tutti possiamo riconoscerci e da cui dobbiamo trarre i giusti insegnamenti.
Ricordiamo che Jane Austen è stata un'acuta e imparziale osservatrice del genere umano in tutte le sue sfaccettature, quindi non avrebbe mai scritto un romanzo "noioso" giusto per passare il tempo... se ha scritto Mansfield Park in questo modo, con questi personaggi era proprio per un preciso intento. Sta a noi comprendere fino in fondo quale sia tale intento!

Concludo con il ribadire che Mansfield Park non è noioso ma è l'ennesimo gioiello austeniano, un gioiello più difficile, sì, ma non meno pregiato. Forse si tratta del gioiello più autentico di Jane. Indubbiamente è il romanzo più coraggioso.
Mansfield Park è il libro che bisogna rileggere meglio, senza pregiudizi, per carpirne il valore più profondo. Così in occasione del bicentenario invito tutti a (ri)scoprire questo sottovalutato capolavoro austeniano e a rendergli giustizia!



3 commenti:

Alessia Carmicino ha detto...

resta il mio preferito ( e forse il migliore) fra i capolavori di Zia Jane. Un gioiellino ingiustamente sottovalutato e incompreso. #teamMansfieldPark!

Innassia Z ha detto...

ci sono diversi elementi per attirare l’attenzione eppure è ancora sottovalutato; è più complesso rispetto agli altri romanzi, forse è questo l’ elemento che mi attira…

Sabina Fragola ha detto...

Sai che è l'unico romanzo che mi manca ancora di zia Jane? Quale momento migliore per decidermi a leggerlo che questo anniversario! ;-)