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sabato 17 maggio 2014

Ritratto di signora: Alfonsina Strada



Alfonsa Rosa Maria Morini nacque a Castelfranco Emilia nel 1891, i genitori erano due braccianti analfabeti che lavoravano nelle campagne emiliane. Nel 1901 il padre portò in casa una bicicletta: la giovane Alfonsina imparò subito ad andare in bici e scoprì una vera passione per questo sport. Prima dei quattordici anni l'intraprendente Alfonsina aveva già partecipato a molte gare, benché vi avesse partecipato di nascosto: infatti diceva ai genitori che si recava in chiesa. Quando la madre scoprì il segreto della figlia, le disse che se voleva continuare a correre in bicicletta doveva sposarsi e andare via di casa. Così nel 1905 Alfonsina sposò Luigi Strada, meccanico e cesellatore, e i due si trasferirono a Milano; la sposa chiese al marito una bicicletta come regalo di nozze e Luigi diventò sostenitore e manager della moglie. Nel 1907 Alfonsina andò a Torino - città dove le donne in bici non facevano sensazione - e iniziò a gareggiare, battendo anche la famosa Giuseppina Carignano e ottenendo il titolo di "miglior ciclista italiana"; lì conobbe Carlo Messori, il quale convinse Alfonsina ad accompagnarlo al Grand Prix di Pietroburgo del 1909: in quell'occasione la giovane ricevette una medaglia dallo zar Nicola II. In seguito, rimasta vedova sposerà Carlo Messori.
Nel 1911 stabilì il record mondiale di velocità femminile, con 37,192 chilometri l'ora, superando il record di Louise Roger. Nel 1912 il corrispondente a Parigi della Gazzetta dello sport la segnalò a certi impresari francesi affinché le facessero un contratto per le gare su pista della città: nei due anni seguenti Alfonsina vinse correndo nel Vélodrome Buffalo, nel Vélodrome d'Hiver e al Parco dei Principi, ottenendo grande popolarità. Nel 1917 Alfonsina si presentò alla redazione della Gazzetta, il quotidiano organizzatore, per iscriversi al Giro di Lombardia: nessun regolamento lo vietava, così la campionessa fu iscritta. Era la prima volta che Alfonsina partecipava ad una corsa in cui avrebbe sfidato corridori maschi. Il 4 novembre 1917 partì da Milano insieme ad altri 43 ciclisti, al traguardo - sempre a Milano dopo aver percorso 204 Km - Alfonsina fu l'ultima tra i corridori che avevano completato la gara, giunse a un'ora e mezza dal vincitore; dopo di lei erano stati una ventina a non concludere la gara. La partecipazione di Alfonsina alla corsa sembrò più che altro una cosa bizzarra e suscitò commenti pungenti. Comunque, la temeraria si iscrisse alla Milano-Modena del 1918, corsa abbandonata quasi subito per una caduta, e di nuovo partecipò al Giro di Lombardia; dei 36 alla partenza in 14 si ritirarono, Alfonsina giunse 21esima.
Ora Alfonsina aveva un solo grande sogno: partecipare al Giro d'Italia. Nel 1924 i vertici della Gazzetta permisero ad Alfonsina di iscriversi al Giro d'Italia. Si trattava di una mossa pubblicitaria: infatti, per cause economiche, le squadre più forti avevano rifiutato di partecipare e la corsa rischiava di passare inosservata, così la presenza di una donna avrebbe destato ugualmente interesse in mancanza dei campioni più famosi. Le polemiche sulla partecipazione di Alfonsina furono tante e molti temevano che il Giro si trasformasse in una pagliacciata. Nei giorni precedenti al via il nome di Alfonsina non figurava tra i partecipanti. A tre giorni dalla partenza fu menzionata sulla Gazzetta come "Alfonsin Strada di Milano" non si sa se la "a" mancante fosse voluta o fosse frutto di un errore; però su Il resto del Carlino fu menzionata come "Alfonsino Strada". Solo alla partenza gli organizzatori chiarirono che la partecipante era Alfonsina Strada, una donna. Così la notizia si diffuse in tutta Italia destando scalpore, curiosità, sospetto, approvazione e scherno. Il Giro d'Italia 1924 prevedeva 12 tappe, Alfonsina faticava a reggere il ritmo dei colleghi maschi, ma riuscì sempre a tagliare il traguardo di tappa, anche se con molte ore di ritardo. Tra l'altro, si fermava spesso a distribuire cartoline autografate ai tifosi. Giunse, però, fuori tempo massimo durante la tappa L'Aquila-Perugia: alcuni membri della giuria inizialmente non volevano estrometterla dalla corsa, anche considerando il tempo perso tra cadute e forature. Ma poi Alfonsina fu esclusa dalla classifica del giro, decisione influenzata dal maschilismo imperante dell'epoca contro una ciclista, una donna, che aveva osato sfidare gli uomini, battendone persino alcuni. Alla fine si arrivò a un compromesso: Alfonsina poteva partecipare alle tappe restanti, ma senza che i suoi tempi venissero conteggiati ai fini della classifica. Dei 90 partecipanti solo 30 completarono la corsa, tra questi Alfonsina. Il sopracitato maschilismo le impedì in seguito di partecipare ancora al Giro d'Italia, ma Alfonsina si tolse la soddisfazione di vincere 36 corse contro colleghi maschi e ottenne la stima di molti ciclisti famosi, tra cui Costante Girardengo.
Alfonsina si spense a Milano nel 1959.

Alfonsina Strada è stata l'unica donna a partecipare al Giro d'Italia, in un'epoca in cui la parità tra uomo e donna era impensabile, un'epoca in cui le donne non avevano diritti o riconoscimenti pubblici. Lo sport, ancora pionieristico e agli albori anche per gli uomini, era un terreno poco aperto alle donne, un ambiente che inevitabilmente vedeva con sospetto le donne, considerate intruse o nella migliore delle ipotesi fenomeni da baraccone da prendere in giro. Per il maschilismo di una società come quella italiana dell'epoca era impossibile concepire che una donna osasse sfidare lo sport maschile (sfida che suonava tanto come il voler dubitare della superiorità maschile in generale, non solo in ambito sportivo). Eppure, Alfonsina contro il sistema e contro tutti ha rivendicato il diritto di essere un'atleta a tutto tondo e non una simpatica donnetta in bicicletta che correva per divertirsi, ha rivendicato il diritto di essere una ciclista in grado di confrontarsi e competere con i ben più celebri colleghi maschi. Alfonsina ha rivendicato il diritto alla parità tra uomo e donna (come sportiva e come persona) e ha vinto perché ha dimostrato che le donne possono e devono avere l'opportunità di mettersi in gioco. Alfonsina ha vinto perché con il suo coraggio ha reso reale un sogno di parità che prima di allora era impossibile. Se oggi lo sport è animato da tante campionesse in diverse discipline sportive, se oggi le donne possono affermarsi nello sport (ma anche nella vita) lo dobbiamo a donne come Alfonsina che non si sono lasciate abbattere da una società ostile, ma che hanno continuato a correre, a correre più veloce, pur di raggiungere i propri sogni.
Così a novanta anni dalla partecipazione di Alfonsina Strada al Giro d'Italia non posso che inchinarmi alla memoria di una donna, di una ciclista, straordinaria che ha avuto il coraggio di essere se stessa ogni giorno della sua vita! 

1 commento:

Silvia ha detto...

Una storia bellissima che non conoscevo, grazie! E grazie anche ad Alfonsina per tutto quello che ha fatto per noi donne!