E' verità universalmente riconosciuta che una fan di Jane Austen desideri diventare come un'eroina dei suoi romanzi!

lunedì 18 aprile 2016

Villette



L'infanzia di Lucy scorre tranquilla e senza troppi scossoni; diventata adulta, ritrovandosi senza famiglia e senza un soldo, deve lavorare per sopravvivere e a seguito di una serie di decisioni improvvise finisce per trasferirsi nella città straniera di Villette in cerca di un impiego. Lì diventa insegnante di inglese presso l'istituto di Madame Beck e conosce Monsieur Emanuel, l'irascibile e tormentato insegnante di letteratura. Quando Lucy ritrova nel dottor John il brillante e gentile amico della sua infanzia in Inghilterra sembra quasi innamorarsi di lui, ma il tempo le dimostrerà che è Monsieur Emanuel l'animo nobile per cui provare vero affetto... anche se il destino non riserverà loro alcun lieto fine.

Pubblicato nel 1853, Villette è il quarto e ultimo romanzo di Charlotte Brontë, da più parti considerato il vero capolavoro dell'autrice. La vicenda in gran parte si ispira alla vita di Charlotte e sembra quasi segnare la sua definitiva maturazione sia di donna che di scrittrice. Infatti, l'immaginaria città di Villette è plasmata su Bruxelles e il Paese straniero dove si trasferisce la protagonista del romanzo non è altri che il Belgio. Come è noto agli appassionati di Charlotte Brontë, lei si trasferì in Belgio per studiare francese e si innamorò (amore infelice e non corrisposto) del suo professore, Constantin Héger. Tale esperienza personale influenza gran parte dell'opera di Charlotte, ma è in Villette che l'autrice affronta in maniera più diretta quel periodo cruciale della sua vita. Così Lucy Snowe, la protagonista di Villette, abbandona l'Inghilterra in cerca di lavoro e giunge nel Paese francofono dal nome immaginario dove troverà una occupazione e stabilità. Lì Lucy ha modo di stare a contatto con una grande varietà di caratteri umani e di imparare a conoscere l'umanità in tutte le sue sfaccettature, attraverso i personaggi con i quali si relaziona quotidianamente. Ce ne sono di tutti i tipi: il dottore affascinante e gentile ma in fondo evanescente, la ragazza allegra e gaia eppure inconsistente o la ragazza sciocca e superficiale, senza dimenticare la donna non più giovanissima invadente e gelosa, fino all'insegnante all'apparenza instabile e irascibile che però si dimostra, infine, umile e pronto a sacrificarsi per tutti, persino per chi gli ha fatto del male. Lucy osserva questa umanità falsa e ipocrita e attraverso la penna e lo sguardo impietoso di Charlotte Brontë, leggendo il romanzo, troviamo un mirabile approfondimento psicologico dei personaggi, come raramente si è visto in un libro. La Brontë, senza appigliarsi a storie d'amore da batticuore e a personaggi che conquistano fin dalla prima apparizione, con Villette è più attenta a smascherare e a svelare la psicologia dei personaggi, lo scavo psicologico di caratteri pieni di contraddizioni e incoerenze. Per questo Villette è soprattutto un grande affresco dell'umanità e della società dell'epoca. La cura dei personaggi è principalmente interessata a studiarne il carattere e non a intessere una trama particolarmente avvincente e appassionante. Infatti, all'inizio seguiamo con interesse il sentimento che Lucy sembra provare per il dottor John, ma via via che le pagine scorrono il personaggio di lui finisce per evaporare... troppo impegnato com'è a innamorarsi di ragazze belle e poco altro per accorgersi delle qualità morali della sua amica di lunga data. Così come i difetti di Madame Beck e degli altri personaggi servono solo a gettare luce sulle piccolezze del genere umano. Il vero punto di svolta di Villette è la "crescita" del personaggio di Monsieur Emanuel: infatti se nella prima parte del romanzo - con la protagonista troppo infatuata di John - il professore di letteratura appare di tanto in tanto sempre nel ruolo dell'irascibile e del moralista... solo nella seconda parte acquisisce il ruolo di protagonista maschile e ne diventa l'eroe... svelando finalmente le ragioni del suo carattere tormentato e svelando soprattutto la sua commovente nobiltà d'animo. E' a questo punto che all'approfondimento psicologico si affianca un ritrovato interesse per la trama che sa offrire fino alla fine una storia d'amore delicata e osteggiata. Purtroppo Charlotte Brontë inizia Villette all'indomani della prematura morte del fratello e delle sorelle e l'aura luttuosa che aleggia su di lei non le permette di scrivere un romanzo a lieto fine: questo è l'unico libro che non si conclude con il matrimonio della protagonista con l'uomo che ama, perché un tragico finale attende Monsieur Emanuel. La storia vede, sì, una Lucy indipendente e padrona del suo destino (questo grazie all'intervento di Emanuel), la quale a differenza di Jane Eyre non trova riscatto perché sposa l'amore della sua vita ma si riscatta grazie al suo lavoro (segno questo della nuova maturità dell'autrice), però consegna ai posteri un finale drammatico che non può non lasciare un profondo senso di amarezza e rimpianto.

Non so se Villette sia il miglior romanzo di Charlotte Brontë, è senza dubbio il più complesso, il più profondo, quello con più implicazioni personali. Si tratta di una lettura complessa e ragionata che dà diversi spunti di riflessione, ma che fatica ad appassionare (chi ama le storie più attente alla trama) se non nelle ultime 150-200 pagine quando il cambio di prospettiva nei confronti di Monsieur Emanuel rende la vicenda più avvincente ed emozionante. Qualche ingenuità di trama complica la situazione: a tratti le troppe coincidenze del libro finiscono per apparire un tantino forzate (pare che tutti i personaggi che conosce Lucy finiscano per trasferirsi a Villette e sono quasi tutti legati tra loro).
Forse è semplicemente il romanzo meno immediato della Brontë, quello la cui complessità non arriva al cuore del lettore se non alla fine: non è travolgente come Jane Eyre... però riesce comunque, anche se più lentamente, a ritagliarsi il suo spazio. 
Di Villette rimane maggiormente il preciso e attento studio della psicologia dei personaggi, un affresco davvero interessante dell'epoca; rimane l'esperienza e la maturità artistica e umana di Charlotte Brontë; rimane l'integrità della protagonista; rimane soprattutto un personaggio maschile tra i più belli della letteratura dell'Ottocento e un finale tanto drammatico quanto ingiusto che ci ricorda che la vita è fatta proprio così: laddove certi personaggi ignobili o superficiali prosperano fino alla fine, mentre i nobili di cuore si sacrificano e soccombono alle beffe del destino...

Voto: 7,5

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