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mercoledì 19 marzo 2014

Ritratto di signora: la zarina Alessandra



Alice d'Assia e del Reno nacque nel 1872 a Darmstadt, il padre era il granduca Luigi IV d'Assia-Darmstadt e la madre era Alice d'Inghilterra, figlia della regina Vittoria. La madre morì nel 1878 quando venne colpita dalla difterite contratta durante il periodo in cui aveva curato i figli e il marito che erano stati inizialmente colpiti dalla malattia. Alice crebbe come una ragazza sensibile e malinconica che amava la solitudine e la tranquillità, era molto legata alla nonna Vittoria, che spesso andava a trovare a Windsor e al castello di Balmoral durante l'estate. Intorno ai sedici anni, quando fece il suo ingresso in società, la regina Vittoria iniziò a pensare al matrimonio per lei e per lungo tempo tentò di convincere la ragazza a sposare suo nipote Eddy, futuro erede al trono d'Inghilterra, ma Alice non aveva alcuna intenzione di sposare il cugino che mal sopportava. Alice, infatti, era innamorata del giovane Nicola, figlio dello zar Alessandro III, fin da quando lo aveva incontrato in Russia nel 1884 durante un soggiorno per le nozze della sorella maggiore Ella. Nicola era un ragazzo gentile, mite e i due giovani si amavano follemente, ma il loro amore non era visto di buon occhio né dalla regina Vittoria né dallo zar e dalla zarina, per questo il loro sentimento fu osteggiato per anni e anni da entrambe le parti. Quando le sue condizioni di salute peggiorarono improvvisamente, lo zar Alessandro si convinse che la cosa più importante era il prosieguo della dinastia e finalmente diede il consenso della nozze tra il figlio e Alice. Sulle prime, in Alice alla gioia si sostituì l'inquietudine perché per sposare Nicola doveva convertirsi alla fede ortodossa e lei vedeva come un peccato rinnegare la fede luterana con cui era cresciuta, quindi per un momento sembrò che il matrimonio non sarebbe avvenuto, ma quando le fu assicurato che la conversione non avrebbe precluso il poter mantenere la fede dell'infanzia allora i dubbi vennero messi da parte e la giovane acconsentì alle nozze. Così i due innamorati si sposarono nel novembre del 1894, pochi giorni dopo la scomparsa dello zar. Nicola e Alessandra (come era stata battezzata dopo la conversione alla fede ortodossa) vennero incoronati nel maggio del 1896. Il clima a corte non era dei migliori per Alessandra: infatti la nuova zarina non era amata né dai cortigiani né dal popolo, un po' per il suo carattere malinconico e schivo e un po' per la sua origine tedesca; e anche il rapporto con la suocera non era dei migliori. Intanto Nicola, nonostante fosse un tipo debole, indeciso e inadeguato a regnare, troppo facilmente influenzabile, cercava di fare del suo meglio per compiere il suo dovere di zar. In quegli anni in Russia c'erano state diverse carestie, il cibo scarseggiava e gli strati più poveri della popolazione faticavano a tirare avanti. Nel 1905 scoppiarono alcune rivolte in cui i militari si ritrovarono a sparare sulla folla nel tentativo di mettere fine ai tumulti; il malcontento della popolazione era diffuso e Nicola si vide costretto ad attuare delle riforme, seppur minime. Intanto, nel giro di pochi anni Alessandra aveva dato alla luce quattro figlie: Olga nel 1895, Tatiana nel 1897, Maria nel 1899 e Anastasia nel 1901; benché lo zar fosse un padre felice, Alessandra si arrovellava al pensiero di dover dare un erede al trono, uno zarevic, al marito e alla Russia. In quel periodo sia a corte sia nell'ambiente aristocratico russo imperversavano un gran numero di santoni e sedicenti guaritori che promettevano guarigioni miracolose e sostenevano di poter comunicare con l'aldilà. Alessandra e Nicola invitavano spesso e volentieri gente simile a corte, specie un francese di nome Philippe Vachot, e la zarina in particolare sperava che l'aiuto di questi ciarlatani potesse aiutarla a dare alla luce un figlio maschio. Nel 1904 finalmente nacque Alessio, il tanto sospirato zarevic, ma la gioia per la nascita dell'erede al trono venne funestata dalla scoperta che il bambino era malato di emofilia, grave malattia che poteva portare alla morte per emorragia chi ne soffriva anche solo con un lieve graffio. Le crisi del piccolo Alessio erano frequenti e dolorose e Alessandra viveva costantemente in ansia per le sorti del figlio (lei era portatrice sana della malattia, la cui prima portatrice sana - che l'aveva poi trasmessa in Europa attraverso i matrimoni delle figlie - era stata la regina Vittoria); fu in questo contesto che iniziò a guadagnare credito e fiducia presso la zarina il famigerato Rasputin, un rozzo contadino siberiano che veniva chiamato a corte a ogni ricaduta dello zarevic e aveva il misterioso dono di salvare il bambino ogni volta. Negli anni i pettegolezzi su Rasputin circa il suo comportamento scandaloso causarono rinnovata ostilità nei confronti di Alessandra che si ostinava a difendere il suo mentore sempre e comunque, nonostante l'evidenza delle gravi mancanze del sordido santone.
Intanto, ormai da molto tempo anche la salute della zarina era compromessa: fin da ragazza aveva sofferto di debolezza alle gambe, poi aveva iniziato a soffrire di cuore, inoltre aveva probabilmente momenti di depressione e instabilità mentale; spesso si faceva condurre su una sedia a rotelle, vista l'impossibilità di camminare. Quando nel 1914 scoppiò la Prima guerra mondiale, Alessandra si diede da fare seguendo un corso da infermiera, allestendo diversi ospedali per i feriti e procurando tutti i beni di prima necessità che potevano servire ai soldati. L' andamento della guerra fu sfavorevole fin dall'inizio per la Russia: le truppe tedesche avevano la meglio in battaglia e i generali, nonché i membri del governo, erano inetti. Dietro consiglio della moglie, Nicola si convinse a prendere il controllo delle operazioni militari, ma con il suo scarso spirito d'iniziativa non cambiò di molto la situazione. Con l'andamento disastroso della guerra, l'economia sempre più al tracollo, l'inflazione e tutto quello che immancabilmente si verifica in tali circostanze, il malcontento della popolazione esplose nuovamente contro lo zar - ritenuto responsabile delle sofferenze della Russia - e contro le istituzioni. Così nel marzo 1917 iniziarono i primi scioperi a San Pietroburgo, Nicola diede l'ordine all'esercito di riportare la calma, ma ben presto i soldati abbracciarono la causa dei rivoltosi e passarono tra le loro fila. Era iniziata la rivoluzione di febbraio. A quel punto la Duma costrinse lo zar all'abdicazione. In seguito, Nicola raggiunse la famiglia che si trovava a Carskoe Selo, dove l'ex famiglia imperiale si ritrovò agli arresti. Per allontanarli da eventuali pericoli, Nicola, Alessandra e i figli vennero mandati in Siberia, benché in precedenza si fosse discusso della possibilità di mandarli in esilio in Inghilterra o in Europa, ma il rischio che lo zar potesse trovare un esercito disposto a mettere fine alla rivoluzione fece accantonare questa ipotesi. A seguito della rivoluzione di ottobre la famiglia imperiale venne mandata a Ekaterinburg; in quel periodo, in maniera segreta si era tentato di fare qualcosa per liberare l'ex zar e la sua famiglia. Nel frattempo un'armata di monarchici si stava avvicinando a Ekaterinburg per trarre in salvo i Romanov. A quel punto, i capi della rivoluzione temevano che la liberazione dell'ex zar avrebbe decretato la fine stessa della rivoluzione e così da Mosca (nuova capitale della Russia) partì l'ordine di eliminare i Romanov.
Alle prime luci dell'alba del 17 luglio 1918, Nicola, Alessandra, le granduchesse, lo zarevic e i domestici vennero fucilati nella cantina della casa in cui erano stati imprigionati.

A distanza di quasi un secolo l'orrore per la fine dei Romanov non smette ancora di colpire e commuovere, perché tanta efferatezza non trova spiegazioni e ragioni plausibili nella coscienza umana. E' impossibile concepire tanta crudeltà gratuita verso creature ormai inermi e innocue. Ottanta anni dopo la loro morte, Nicola, Alessandra, Olga, Tatiana e Anastasia trovarono pace nella sepoltura nella cappella di Santa Caterina nella Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo nel 1998 (i resti di Maria e Alessio, ritrovati solo nel 2007, sono stati collocati lì in un secondo tempo) e nel 2000 Alessandra, Nicola e i figli sono stati canonizzati dalla chiesa ortodossa.
Quali che siano state le loro colpe o debolezze, Nicola e Alessandra non erano i mostri che la Russia rivoluzionaria tentò di dipingere: erano soltanto due persone inadeguate a ricoprire quel gravoso ruolo di governo; Nicola era un tipo indeciso, mite, una nullità, ma non era cattivo; Alessandra era una donna schiva, dal carattere non sempre facile, ma era una donna devota al marito e una madre che curava e si preoccupava dei suoi figli. Lei e il marito non desideravano il male altrui... ma il destino li ha chiamati a recitare un ruolo ingrato, ruolo che alienò loro la stima dei sudditi e che decretò la loro drammatica fine. Proprio come era accaduto centotrenta anni prima in Francia agli sventurati Luigi XVI e Maria Antonietta; sbalordiscono le somiglianze e i cattivi presagi che accomunano le vite della regina di Francia e della zarina: entrambe straniere incomprese da un regno non loro, entrambe vittime innocenti di una terribile rivoluzione.
Ma, se possibile, nella tragica fine dei Romanov c'è un aspetto ancora peggiore. La cosa peggiore in questa vicenda è che il loro sacrificio spianò la strada ad una Russia mille volte peggiore di quella che era finita per sempre quel giorno di luglio a Ekaterinburg.



1 commento:

laura ha detto...

Che tragico destino ha subito questa famiglia..e' vero che ogni volta che se ne sente parlare o se ne vedono i film si rimane sempre colpiti dall'efferatezza con cui sono stati eliminati