Già all'indomani della tragedia di Ekaterinburg il dubbio e l'ipotesi che una delle figlie dello zar Nicola II fosse sopravvissuta si fece strada. Il mistero riguardava la figura di Anastasia, la quarta figlia dello zar e della zarina Alessandra.
Anastasia, 1914
C'è chi sosteneva che la ragazza fosse miracolosamente scampata alla fucilazione e avesse riparato all'estero, in qualche modo. Tutto ciò appariva difficile e complicato se si considera il clima in Russia in quel frangente, inoltre benché non fosse stata subito divulgata interamente la notizia della tragica morte dei Romanov (inizialmente si diceva che il solo zar fosse stato giustiziato), nessuno nutriva dubbi circa il triste destino dell'intera famiglia imperiale. Nonostante tali dati certi, ciò non impedì alla "leggenda di Anastasia" di diffondersi e appassionare per un secolo l'opinione pubblica. La leggenda sulla presunta sopravvivenza della granduchessa si è diffusa soprattutto grazie ad alcune donne che nei decenni hanno sostenuto di essere Anastasia: come Anna Anderson, Eugenia Smith, Magdalen Veres e Ivanova Vassileva. Eugenia Smith scrisse una autobiografia in cui sosteneva di essere Anastasia, nel 1963 la rivista Life in un articolo scriveva che la donna sembrava poter essere davvero la granduchessa, anche se alcuni antropologi confrontando il suo volto con quello della figlia dello zar non riscontrarono somiglianze; Eugenia rifiutò sempre di sottoporsi al test del DNA.
Ivanova Vassileva per molti storici poteva essere davvero Anastasia perché mai si scoprirono le sue origini e la sua provenienza, sapeva scrivere in francese e in tedesco e morì nel 1971 in un manicomio, benché dalle cartelle cliniche e dai resoconti non risulta che soffrisse di problemi mentali.
Comunque, la più famosa di tutte è stata senz'altro Anna Anderson (il cinema si è ispirato alla sua figura per raccontare il mistero di Anastasia).
Anna Anderson, 1920
Anna emerse da un manicomio di Berlino nel 1920, ricoverata dopo aver tentato di togliersi la vita, dapprima non fu in grado di rivelare la sua identità, poi assicurò di essere Anastasia. Per decenni impazzarono battaglie legali e giornalistiche attorno alla sua figura tra chi la sosteneva e chi la smentiva. Anna presentava alcune caratteristiche fisiche di Anastasia, inoltre conosceva diversi dettagli della vita di corte, infine pare che alcune persone vicine alla famiglia imperiale avessero riconosciuto in lei la figlia di Nicola II. Ovviamente, però, era impossibile giungere con certezza alla verità, dal momento che Anna soffriva di gravi disturbi psichici. Nel 1968 Anna si trasferì in America, assunse il nome di Alessija Romanov e sposò lo storico John Eacott Manahan; dopo una vita ai margini e un intervento chirurgico per curare un grave male, fu internata in manicomio nel novembre 1983: il marito riuscì a liberarla poco dopo e i due si diedero alla fuga prima di essere presi; ricondotta in manicomio, Anna morì di polmonite nel febbraio del 1984.
Anna Anderson, 1922
Dopo la sua morte, i dubbi sulla sua vera identità sono stati sciolti solo di recente. Infatti, nel 1991 nei pressi di Ekaterinburg furono rinvenuti i resti dei Romanov: Nicola, Alessandra, tre granduchesse e i domestici. Secondo tale scoperta mancavano all'appello Alessio e una delle due granduchesse più giovani, Maria o Anastasia. I test del DNA effettuati nel 1994 hanno confermato che si trattava dei Romanov; sempre nel 1994 fu eseguito il test del DNA su un reperto del 1979 di Anna Anderson e il risultato mise definitivamente la parola fine ai dubbi sulla sua vera identità: non era imparentata in alcun modo con i Romanov. Si presume che Anna Anderson fosse in realtà Franziska Schanzkowski, una malata di mente polacca scomparsa da un ospedale psichiatrico di Berlino nel 1919.
Dopo quasi novant'anni, la leggenda di Anastasia è giunta a conclusione nel 2007 quando trovarono i resti di due giovani: gli esami del DNA hanno stabilito in seguito che erano i resti dello zarevic Alessio e della granduchessa Maria, la terza figlia dello zar. Con il ritrovamento dei Romanov mancanti si è avuta la certezza che, a dispetto di leggende metropolitane varie, nessun membro della famiglia imperiale russa scampò al suo tragico destino.
La leggenda di Anastasia ha segnato il '900 grazie alla drammaticità della vicenda, alle coincidenze di quante sostennero di essere lei e agli svariati misteri attorno alla figura di questa principessa. In molti si sono appassionati a lei, in molti hanno cercato di venire a capo della faccenda. Film, cartoni animati, libri, canzoni hanno raccontato il mistero. Anastasia ha saputo simboleggiare la tragedia e la voglia di rinascita del ventesimo secolo. Tutti almeno una volta ci siamo interrogati sulla verità di questa vicenda.
Ormai il DNA ha confermato che nessuno dei Romanov sopravvisse, ha confermato che non solo Anastasia non scampò alla morte ma che addirittura era la sorella Maria e non lei ad essere "scomparsa". Eppure il mito di Anastasia mantiene ancora il suo fascino, il suo commovente fascino, perché la speranza di credere che Anastasia sia sopravvissuta - in un modo o nell'altro - è quella stessa speranza che ci spinge a non arrenderci all'orrore della Storia, che ci spinge a continuare a credere all'impossibile e ai miracoli, anche se la realtà è ben diversa.
Per questo preferisco immaginare che Anastasia sia sopravvissuta davvero... anche se so che non è così...