Fin dagli inizi degli anni Settanta l'austriaco Niki Lauda e l'inglese James Hunt sono stati rivali nei campionati automobilistici minori; uno razionale, calcolatore, dedito al suo lavoro e scrupoloso, l'altro esuberante, piacione, latin lover e spericolato: Lauda e Hunt non potrebbero essere più diversi ma entrambi sono accomunati dalla voglia di vincere. La rivalità che li ha caratterizzati da sempre toccherà il suo apice nella stagione di Formula 1 del 1976 quando un drammatico incidente durante il GP di Germania rischierà di cambiare per sempre le cose...
Ron Howard ha deciso di tornare in grande stile raccontando la storia di una delle stagioni più emozionanti e drammatiche della Formula 1: quella ricordata per il terribile incidente occorso a Niki Lauda durante il GP del Nuerburgring, quando la sua Ferrari si schiantò e il pilota rimase quasi un minuto intrappolato all'interno dell'abitacolo avvolto dalle fiamme prima di essere miracolosamente tratto in salvo, incidente da cui si riprese tornando in pista poco più di un mese dopo ma che gli lasciò gravissime ustioni alla testa. Lauda a quel tempo era probabilmente il più forte pilota in circolazione e senza questo drammatico evento sarebbe diventato campione del mondo per la seconda volta.
Una storia del genere non poteva non attirare l'attenzione di un cineasta e così Howard si è cimentato nell'impresa. La pellicola si focalizza sulle vicende umane e sportive dei due piloti tracciando attraverso le loro esperienze, fuori e dentro la pista, lo spaccato di un'epoca di corse in cui l'incoscienza, la follia, la voglia di primeggiare portavano tanti piloti a sfidare la morte per inseguire quel sogno di velocità che sentivano nel loro destino. Rush ci porta all'interno dei paddock e dei box, tra il lavoro febbrile dei meccanici e le aspettative dei piloti, tra monoposto velocissime, pneumatici, sangue, sudore e benzina in cui si consumavano paure e sogni di gloria, in cui i piloti guardavano a quel destino di morte che poteva sfiorarli da un momento all'altro con placida rassegnazione, consapevoli che al proprio destino e alle proprie speranze non si può sfuggire. Consapevoli che forse solo correndo più forte potevano tentare di ingannare la morte. Così Hunt sfreccia a tutta velocità in pista, un po' guascone e un po' imprudente, e vive al massimo la sua vita tra belle donne e divertimenti per esorcizzare la paura; Hunt è la personificazione dell'atleta sregolato che sembra cercare quasi più la fama che non la soddisfazione sportiva, incapace di accettare i sacrifici e le regole che contraddistinguono la vita di un atleta. Sarà questa la sua rovina. Lauda, d'altro canto, è la personificazione dell'atleta dedito al suo obiettivo dal quale nulla può distoglierlo, l'atleta che sa calcolare bene i suoi rischi e non è disposto a rischiare oltre il dovuto, è l'antipatico di successo consapevole di essere il migliore, è il perfezionista che non teme di ammettere di avere paura quando è il momento di averla, perché l'eroe deve avere paura... è questo che lo rende un eroe, chi non ha mai paura non è un eroe. Il gravissimo incidente, diversamente che a Hunt, farà comprendere a Lauda quali sono le priorità nella vita, perché la domanda fondamentale di Rush è tutta qui: fino a che punto vale la pena spingersi fin sull'orlo della morte per inseguire le proprie ambizioni? A conti fatti, ne vale davvero la pena o c'è dell'altro? I piloti automobilistici scendono a patti con la morte ogni giorno, sanno a cosa vanno incontro e, nondimeno, non si tirano mai indietro... quella strana follia che li anima e li spinge ad avvicinare la morte per sentirsi vivi fa parte della loro vita, ma fino a che punto si può giocare con la morte? La parabola di Lauda, quella del sopravvissuto che torna in pista consapevole dei rischi e del momento in cui bisogna fare un passo indietro - quando decide di ritirarsi sotto la pioggia del GP del Giappone, perdendo così il mondiale, perché ha capito che non bisogna sfidare la sorte due volte -, è la parabola di un pilota, di un uomo che ha saputo trarre i giusti insegnamenti dalle circostanze e ha capito quando vale davvero la pena correre più forte degli altri; al contrario di Hunt che brucerà la sua vita prematuramente - fiamme forse più insidiose di quelle affrontate dal rivale - senza aver mai smesso d'inseguire quel qualcosa di inafferrabile che gli è sfuggito fino alla fine. E allora questo è Rush: l'anima epica e folle della F1 fatta di destini uniti dal ghigno inquietante della morte che però prendono traiettorie diverse e il cui premio allo sventolio della bandiera a scacchi è ben diverso da quello a cui si aspirava alla partenza.
Sono appassionata di F1 dall'infanzia (ho avuto la fortuna di vedere un GP dal vivo a Imola anni fa... Ehehehehe, quanto ero chiassosa quando seguivo le gesta del mio amatissimo Mika Hakkinen!!!) e quindi ho accolto da subito con entusiasmo la notizia che Ron Howard stava girando un film sul tema! Non avevo mai sentito nominare James Hunt, a dire la verità, mentre ovviamente conosco benissimo Niki Lauda e sapevo dell'incidente anche se attraverso questo film ho potuto approfondire meglio la vicenda. Mi è piaciuto l'approccio di Howard nel delineare sì la rivalità sportiva tra i due contendenti, ma anche e soprattutto la diversità delle personalità e dei caratteri, i due modi opposti di vivere, collocando questi due "universi agli antipodi" nel complesso contesto della F1 degli anni Settanta, per molti aspetti ancora pionieristica e approssimativa, dove la poca sicurezza regnava e le disgrazie erano all'ordine del giorno. Rush è un film vincente perché non delude né gli appassionati di F1 né gli appassionati di cinema che qui ritrovano tutte le emozioni e lo spettacolo che contraddistinguono sia l'una che l'altro; coniugare in maniera vincente sport e cinema non è impresa facile finendo spesso per cadere nella retorica o nella facile morale, invece Rush si mantiene perfettamente in equilibrio dosando sapientemente adrenalina sportiva e appassionante parabola umana, regalandoci la storia fatta di luci e ombre di due uomini prima ancora di due piloti.
L'atmosfera della F1 è ricostruita in maniera convincente, non c'è mai niente di esagerato. Chris Hemsworth è bravo nel ruolo di Hunt, ha il fascino da latin lover dell'originale, ma a bucare lo schermo è il Lauda di Daniel Bruhl! E' talmente calato nei panni del pilota austriaco al punto che non lo imita: lui E' Niki Lauda! In ogni espressione, in ogni gesto, in ogni dettaglio... Daniel è assolutamente perfetto, straordinario, travolgente, ipnotico... da solo vale il prezzo del biglietto e indubbiamente la sua interpretazione è da Oscar, come minimo!
Rush è un film entusiasmante, epico e folle... in grado di appassionare non solo chi ama la F1 ma chi ama in generale le grandi storie e il grande cinema! E' probabilmente il miglior film di Ron Howard!
Voto: 9